Radioterapia intraoperatoria mirata versus radioterapia dell’intero seno per carcinoma mammario


Dopo un intervento di chirurgia mammaria conservativa, il 90% delle ricorrenze locali si manifesta all’interno del quadrante già coinvolto nonostante la presenza di tumori multicentrici nel resto del seno. Di conseguenza, la restrizione del trattamento radiante all’area del tumore durante l’intervento chirurgico potrebbe risultare adeguato per alcune pazienti selezionate.

Lo studio TARGIT-A ( Targeted intraoperative radiotherapy versus whole breast radiotherapy for breast cancer ) ha confrontato la radioterapia intraoperatoria mirata con la pratica comune di radioterapia esterna dell’intero seno.

Lo studio prospettico, in aperto, randomizzato e di non-inferiorità ha coinvolto donne di età uguale o superiore a 45 anni con carcinoma mammario duttale invasivo che si dovevano sottoporre a chirurgia conservativa presso 28 Centri in 9 Paesi.

Le pazienti sono state assegnate in maniera casuale e in un rapporto 1:1 a ricevere radioterapia intraoperatoria mirata o radioterapia esterna dell’intero seno, con stratificazione dei gruppi in base al centro e alla tempistica di somministrazione della radioterapia intraoperatoria mirata.

L’identificazione post-operatoria di fattori predefiniti ( carcinoma lobulare ) avrebbe portato all’aggiunta di radioterapia esterna a quella intraoperatoria mirata ( atteso nel 15% delle pazienti ).

L’esito primario era la ricorrenza locale nella mammella sottoposta a chirurgia conservativa, il margine predefinito di non-inferiorità era una differenza assoluta di 2.5% nell’endpoint primario e tutte le pazienti randomizzate sono state incluse nell’analisi per intention-to-treat.

In totale, 1.113 pazienti sono state assegnate alla radioterapia intraoperatoria mirata e 1.119 a quella esterna.

Delle 996 pazienti assegnate al gruppo radioterapia intraoperatoria mirata, 854 ( 86% ) hanno ricevuto solo questo trattamento e 142 ( 14% ) sono state sottoposte a radioterapia intraoperatoria mirata più radioterapia esterna, mentre nel gruppo radioterapia esterna 1.025 ( 92% ) pazienti hanno ricevuto il trattamento previsto dallo studio.

A 4 anni, sono state osservate 6 ricorrenze locali nel gruppo radioterapia intraoperatoria mirata e 5 in quello radioterapia esterna.

La stima di Kaplan-Meier della ricorrenza locale nel seno sottoposto a chirurgia conservativa a 4 anni è stata pari a 1.20% nel gruppo radioterapia intraoperatoria mirata e 0.95% in quello radioterapia esterna ( differenza tra i gruppi: 0.25%; p=0.41 ).

La frequenza di qualsiasi complicazione e di tossicità maggiore è risultata simile nei 2 gruppi ( per la tossicità maggiore: radioterapia intraoperatoria mirata, 3.3% vs radioterapia esterna, 3.9%; p=0.44 ).

La tossicità della radioterapia ( Radiation Therapy Oncology Group grado 3 ) è risultata più bassa nel gruppo radioterapia intraoperatoria mirata ( 0.5% ) che in quello radioterapia esterna ( 2.1%; p=0.002 ).

In conclusione, per pazienti selezionate con carcinoma mammario in fase iniziale, una singola dose di radioterapia somministrata al momento dell’intervento chirurgico con l’uso di radioterapia intraoperatoria mirata dovrebbe essere presa in considerazione come un’alternativa alla radioterapia esterna somministrata per diverse settimane. ( Xagena2010 )

Vaidya JS et al, Lancet 2010; 376: 91-102


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